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"Il Diavolo" - carta degli antichi Tarocchi Visconti-Sforza
Frammenti di un discorso più ampio... #15

Il diavolo se ne stava seduto su una panchina ai giardini, la testa alta e le corna dritte, la coda ciondoloni. Osservava divertito due persone litigare animatamente, una ragazzina mezza nuda che masticava una cicca con la testa china sul telefono, un vecchio barbone che protestava contro lo stato la chiesa, e dio accusandolo di ogni suo male, un prete che sfogliava un giornale, una giovane donna con lo sguardo spento che rimproverava il figlio mentre il marito parlava col datore di lavoro...e, poco distante da lui, una bambina che divideva il suo panino con 5 piccioni spelacchiati briciolina dopo briciolina...

La bambina percepí il suo sguardo... alzò la testa, lo vide, si avvicinò e gli chiese:

"Tu sei il diavolo? Perché ti diverti tanto a tormentare gli uomini?"
"Ma io non tormento gli uomini" disse il diavolo.
"E allora chi si prende gioco di loro?"
"Non so. Dev'essere Dio." disse ironico il diavolo.
La bambina era confusa.
Le avevano insegnato che Dio era buono e il diavolo era cattivo e che bisognava sempre pregare Dio che tenesse lontano il diavolo.
"E allora tu cosa fai?" chiese incuriosita la bambina.
"Servo gli uomini. - rispose il diavolo - mi hanno creato loro perché avevano bisogno di me."
"Gli uomini hanno bisogno di te?"
"Si perché io sono tutte le loro paure, le loro debolezze, le loro separazioni, la loro comodità, la loro via facile, il capro espiatorio della loro vigliaccheria.

Io sono il loro desiderio che non esprimono e non vivono, la loro verità che non dicono a se stessi, la loro maschera migliore, il loro modo di sfuggire all'uno Universo a cui appartengono, io sono le menzogne che si raccontano, colui che tira fuori la verità, quella con cui non vogliono fare i conti.

Io sono le loro fughe dal loro Essere autentico.
Io sono la loro ignoranza di vivere e tutte le scuse per essa.

Io sono la bellezza effimera che nasconde la Bellezza immutabile. Io sono la bruttezza che non vogliono riconoscere di se stessi.

Io sono la tenebra a cui anelano, l'abisso per cui ardono, la perdita di controllo sufficiente perché possano mantenere loro vite in schiavitù.

Io sono colui da cui fingono di fuggire mentre si avvinghiano alle mie ginocchia.
Io sono le loro esagerazioni, le loro sporcizie sotto al tappeto, le loro menzogne, i loro "andrà tutto bene", i loro "ma io ti amo" con cui si giustificano, le fondamenta di meschina piccolezza su cui poggiano le loro prigioni d'oro massiccio.

Io sono la perdizione a cui affidano le loro vite per la pigrizia di Vivere.

Io sono la loro pigrizia.

Io sono il vuoto con cui tappano la bocca al Vuoto per evitare di caderci e scoprire quanta pienezza c'è ovunque, io sono il brivido di chi non sa vibrare con i venti del cielo e della terra.

Io sono il pretesto, la maniglia della porta della cella a cui si aggrappano per non correre il rischio di sfondarla: io sono l'antidoto alla Libertà di cui tanto parlano ma che in realtà temono più della morte.

Io sono il piacere usa e getta di chi non conosce la sacralità del piacere che nutre, poiché essa chiede la resa al dolore.
Io sono lo scudo al dolore che non vogliono attraversare.
Io sono il fodero vuoto per la spada che non osano impugnare.
Io sono il guscio secco della Fede che non sanno avere.

Io sono la loro omertà.
Io sono tutti i loro sensi di inadeguatezza.
Io sono tutti i loro sensi di colpa.
Io sono ovunque e in nessun luogo...e dipendo dalle loro scelte.

Se mi scelgono esisto. Se non mi scelgono non sono altro che una corrente bruna tra le correnti di tutti i mari. Innocuo come il vento tra le fronde degli alberi.

"E Dio? Quindi anche Dio lo hanno creato gli uomini? Hanno bisongo anche di Dio"

"Certo. Per avere qualcuno dietro cui nascondersi dalla consapevolezza di me in loro."

Ci fu un lungo silenzio.

Una farfalla si posò sulla spalla della bambina.

"Che differenza c'è tra te e quella farfalla? Che lei vola e tu no forse?" chiese il diavolo sornione.

La bambina esultó senza esitare "No no, nessuna.
Lei vola ma anche io so volare, nei sogni lo faccio sempre. Io voleró come le aquile" gridò la bambina e rise divertita.

Il diavolo rise con lei.

"Ecco finché saprai questo tu non avrai bisogno di me. Quando dimenticherai questo... io sarò li per te" concluse il diavolo.

E scomparve.

(Valentina Cidda Maldesi/Anabel)

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#senzalcunlasciapassare
“La Torre” dal mazzo degli antichi Tarocchi Visconti-Sforza (XV sec.)
Frammenti di un discorso più ampio… #16

Interno - notte

-Dai facciamolo…
-Cosa?
-Dai, scopiamo!
-Ma tu sei mat?
-Perché? Cosa c’è di male?
-Ma non ci penso proprio.
-Perché, scusa?
-Perché non sei il mio tipo, non mi verrebbe proprio… con te.
-Ma che ne sai, scusa?
-Lo so. Dacché ti conosco… l’ho sempre saputo.
-Ma che ne sai?
-Lo so e basta.
-Quindi? Che si fa? Io mi annoio…
-Continuiamo a edificare questa torre.
-Non è già abbastanza alta?
-Non abbastanza.
-Dove vuoi arrivare?
-Più su, ancora un po’ più su…
-Più su dove?
-Più su…
-Più su… così?
-No, ancora più su!
-Ma così diventa instabile…
-Che ne sai?
-Lo so e basta.
-Quindi? Che si fa? Io mi annoio…
-Io mi fermerei qui.
-Dai, ancora un altro po’ più su…
-Ma tu sei mat?
-Dai… un pochino più su… e scopiamo. Forse…
-Forse cosa?
-Un po’ più su e forse scopiamo…
-Forse?
-Forse…
-Ok.
-Ok.
-Cazzo!
-Cosa?
-Crolla tutto qua!
-Dici? Non mi sembra…
-Eh sì… cazzo!
-Cazzo!
-Tieniti!
-Tienimi!
-Non tenermi cazzo!
-Non lasciarmi cazzo!
-Cazzo!
-Caaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
-Poooooooooorrrrrrrrrcaaaaaaaaaaaaaapuuuu

Esterno - notte

-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
-Ttanaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Esterno - alba

-Zzooooooooooooooooooooooooooooooooo
-Laaaaaaaaaaaaaamaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Esterno - giorno

-Aaaaaaaaaaaaadooooooooooooooooooon…

Squasshhhh!
Squusshhhh!

Fine

(Valentino Infuso)

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“The Star” (black and gold version) realizzato da Pamela Colman Smith per Arthur Edward Waite.
Frammenti di un discorso più ampio... #17

Cose per cui vale la pena davvero, come:

...come bere un sorso di vino speciale,
come sdraiarsi tra le spighe di orzo in estate a guardare il cielo,
come le ciliegie dall’albero, come il vento sulla pelle bollente di sole,
come l’erba sotto i piedi nudi,
come allacciare le scarpe a un bambino, come un cannolo siciliano, come il profumo del pane, come l’acqua fresca se hai sete, come l’odore di agrumi che sfugge dai biscotti, come il sonno sulla stanchezza profonda, come la luce dalle imposte accostate, come fare l'amore...

Come leccarsi le ferite senza frignare, come la prima neve, come gli occhi lucidi e il cuore che trema, come imparare qualcosa di nuovo, (qualsiasi cosa),
come correre "più veloce del vento" sulle colline al tramonto, come annusare la terra, come la rugiada sulle ragnatele al mattino, come la voglia di cantare improvvisa, come una candela a portata di mano quando salta la corrente nel temporale,
come un Si che gioisce,
come un No che combatte,
come un "forse oggi non piove possiamo quasi mangiare fuori: ma si! E poi chi se ne frega, se piove ci bagnamo", come fare l'amore...

Come ridere del tempo passato, come credere al tempo sognato, come offrire un gelato a un bambino, come fare l'amore, come fare l'amore, come fare l'amore con tutto il creato...

Come saper ricevere un dono,
come chiedere aiuto,
come sapere che ciò che ci salva non ci protegge da nulla eppure è proprio questo a salvarci,
come la prua di una nave contesa tra l'azzurro del cielo e del mare, come il vento tra i capelli, come un cucciolo tra le zampe della madre, come un sigaro cubano e un sorso di rum, come la musica, la musica, la musicaaaaaa...

Come un cespuglio di more mature sul ciglio di una strada dove ti fermi per caso, come il caso che non esiste (e saperlo che non esiste), come le notti piene di lucciole, come le gemme vive sotto la neve, come un falò, una tenda e la luna e - occhi negli occhi degli occhi negli occhi - a ridere, piangere e ridere di Verità sulla sponda di un fiume "lontano", come il tempo che "ma perché diavolo non ti sei fermato"...

Come un cartoccio di caldarroste, come l'istinto prima della ragione, come il senso di infinito, come il cielo stellato, come un abito lungo di raso rosso e niente sotto in riva al mare e fare l'amore,
come il primo respiro,
come l'ultimo fiato,
come l'inatteso che indica la via,
come la Libertà da qualsiasi ricatto,
come "chi se ne importa, balliamo!"
come "unica legge: il cuore aperto e il cielo stellato",
come fare l'amore si, come fare l'amore, come fare l'amore con tutto il creato perché…

“Every man and every woman is a star.”

(Valentina Cidda Maldesi/Anabel)

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“La Lune” daI Tarocchi Marsigliesi realizzati da Philippe Camoin per Alejandro Jodorowsky
Frammenti di un discorso più ampio… #18

“Ma io ti amo, mamma
e ora vado a fare la puttana.

Per la tua forza,
contro cui si schianta la mia debolezza, faro che illumina la mia pigrizia…

Per tutte le volte che la tua mano è lì pronta a rialzarmi ed io, apposta, cado;
per tutte le volte che il tuo perdono è lì a redimermi ed io, apposta, pecco;
per tutte le volte che la tua saggezza è lì a indicarmi ogni nuova via ed io, apposta, fallisco…
apposta,
apposta
e ancora apposta.

Per la tua fede, che mi fa incazzare;
per la tua pazienza, che mi lascia inquieta;
per la tua premura, che mi rende sciatta;
per la tua cura, che incoraggia la mia voglia di distruzione…

E per i tuoi talenti, i miei niente;
la tua bontà, i miei rancori;
le tue verità, le mie menzogne…

Per il tuo Sole, la mia Luna…

Ma io ti amo, mamma
e ora vado a fare la puttana.

Per avermi insegnato ad essere bambina, ragazza, donna… e ora vado a fare la puttana.

E ti odio, mamma,
per questo te lo dico.”

(Valentino Infuso)

#iTarocchidelSé
#possosemprescegliere
#senzalcunlasciapassare
#goccechescavanonellaroccia
Credo in un Teatro dove l’attore fa sul serio, un Teatro dove l’attore suda, si butta nel baratro, si fa male e si fa bene, piange, ride, si sorprende, continuamente. Credo in un Teatro dove l’attore crede, fortemente, nell’essere qualsiasi cosa. Un Teatro dove l’attore “butta il sangue”, si usura, si rompe, si danna, si innalza, si trasfigura, rende se stesso poesia, un Teatro dove l’attore è disposto a ridere o piangere delle sue miserie pur di strappare una risata o una lacrima. Credo in un Teatro dove l’attore sa condividere, sa ascoltare, ha mille occhi; credo in un Teatro dove l’attore è supereroe delle emozioni, mago, alchimista, maestro e allievo allo stesso tempo. Credo in un Teatro dove l’attore “è”, sul palco, e continua ad essere ancora anche dietro le quinte; credo nel Teatro dove l’attore non prende in mano il cellulare tra una scena e l’altra ma sta dove deve stare. Credo in un Teatro dove l’attore è profondamente serio con se stesso e straordinariamente folle con il pubblico.
Valentino Infuso
“The Sun”, dal mazzo dei Tarocchi Rider-Waite, realizzato da Pamela Colman Smith, per Arthur Edward Waite
Frammenti di un discorso più ampio... #19

C’è una caverna sotto il nostro nome. C’è un buco nel cielo.
E’ stato inventato il lavoro serio per non pensarci.
Sono state inventate le giostre con i cavalli di legno, di fumo, di rumori; sono stati inventati i nemici visibili e invisibili, le armi, le bandiere; sono state inventate le fiere del facile piacere, i rosari di paura da sgranare, i giorni contati di ferie, la festa dei folli, il quotidiano carnevale per non pensarci, le regole severe, i premi e le punizioni... per cercare di distrarci, di allontanarci vanamente da quel luogo vuoto che è al centro del centro, al cuore del cuore, al buio del buio...

Arrendersi invece... oh arrendersi... lasciarsi cadere...

Viviamo... ma cosa viviamo?
Tutto ciò che si vive Realmente è adultero rispetto alle leggi del mondo, tutto ciò che viviamo sul serio è segreto, clandestino e rubato. Rubato con decisione e impertinenza e spesso con la dolcezza con cui un bambino ruba una caramella da un piattino abbandonato sull’orlo anonimo di qualche tavolo...
Sí, rubato e poi danzato nella luce del mattino, nella gioia improvvisa di averlo fatto, di averlo fatto davvero.
Di aver disobbedito, sconvolto, tremato, di aver lasciato cadere la maschera di gesso, di avere avuto il coraggio di arrendersi... oh arrendersi, lasciarsi cadere...

Tutto ciò che possiamo fare è restare il meno possibile al riparo...

"Qualcuno da amare..." Sul serio?
Dov'è il confine tra ciò che crediamo di amare nell'altro e quanto detestiamo di noi stessi?, Tra il nostro desiderio di stare con l'altro e la nostra fottuta paura di essere soli?

Arrendersi invece... oh arrendersi, lasciarsi crollare...

Tutto ciò che possiamo fare è restare il meno possibile al riparo...

Nessun illusorio controllo può deviare il corso dell’incurante ruscello che scorre in noi, dando
accesso a misteri infiniti, a dolcezze vaste come praterie senza fine, a istinti incolti e purificati, sconvolgendo terre senza età, accendendo la vita, scoperchiando l’illusione della morte, il cui sollevamento si confonde allora, appena, col dolore che ce ne viene, insopportabile, radioso, e subito liberato.

Tutto ciò che possiamo fare è restare il meno possibile al riparo...

Il mondo intero poggia su di noi. Dipende da noi che si spenga o che si infiammi. Dipende da un granello di silenzio, da un pulviscolo dorato nel nostro sangue, nel respiro, nel gesto, dal fervore della nostra attesa che nulla si aspetta, attesa trepidante dell’inaspettato...

Tutto ciò che possiamo fare è restare il meno possibile al riparo...

Tutto ciò che possiamo fare è cambiare costantemente pelle...
Cambiare i pensieri, le parole, i gesti troppe, troppe volte ripetuti, lavarci gli occhi con aria di Fonte, con soffi di vento che sposta le nubi, ancora e ancora e ancora, per quanto dense queste nubi siano...

Dietro... c'è il Sole.

(Valentina Cidda Maldesi / Anabel)

#iTarocchidelSé
#goccechescavanonellaroccia
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Ho avuto l’enorme fortuna di conoscere Francesco Benozzo, il professore poeta musico anarchico, per una di quelle pure (non)coincidenze che le vite a volte riservano, il fato ci ha fatto incontrare (o re-incontrare) come vicini di casa in un borghetto secentesco sull’appenino modenese. Ieri, 5 ottobre,quest’uomo, espulso dal suo incarico di professore ordinario di filologia antica e medievale (credo) presso l’Università di Bologna perché sprovvisto del gp, si è recato in uno dei cortili della facoltà per tenere all’aperto e senza discriminazioni una lezione di 15 minuti aperta a tutti su, tra le altre cose, il senso filologico (e umano) di Libertà e “verità scientifica”… vi suggerisco vivamente di dedicare una mezz’ora alla visione e all’ascolto di ciò che è accaduto. Tutta la mia stima…
(Valentino Infuso)

https://youtube.com/watch?v=UVePDimsqwE&feature=shareu
DI CHE COSA C’È BISOGNO ORA PIÙ CHE MAI?
“Judgement” (Il Giudizio), dal mazzo dei Tarocchi realizzato da Sveta Dorosheva
Frammenti di un discorso più ampio… #20

TESTAMENTO
Vitae causa

Nel pieno e nel vuoto delle facoltà tutte del mio Essere, e in virtù della Vita a venire nelle sue infinite possibilità, Io:

Lascio
a chi se li prende

i sapori di sempre;
le mie resistenze;
le abituali reazioni;
le solite inerzie;
e la reiterazione d’ogni mio fare.

Lascio
al silenzio

le voci in testa di chi amo e invece non c’è;
il mio cianciare nel caos;
il lamento per ciò che va male, ma il giubilo se invece va bene;
e la mia supplica urlante di bambino cattivo.

Lascio
al chiuder degli occhi

il pensare lo stesso pensiero;
il parlare le stesse parole;
il cantare la stessa canzone;
e la litania della stessa pigrizia, in processione perpetua tra le mura fortificate della mia mente.

Lascio
alle catene

la mano mozzata;
il piano di fuga;
la scia di sangue;
e ogni lembo putrescente di un passato tossico dalla pelle squamata.

Lascio
a voi che entrate

ogni mia speranza;
ogni opaca illusione;
ogni mio dio
e ogni demone creato per me.

Lascio
al teatrino della memoria

le scene dipinte di vecchi amori vissuti;
i canovacci di quelli appena abbozzati;
e il fumo vacuo di nuovi amori mancati.

Lascio
al padre e alla madre

le aspettative tradite e introiettate;
i moti di rabbia;
della colpa il sentimento;
la mia da voi ereditata mala educazione;
e la goccia di sperma che vi dovevo dacché sono nato.

Lascio
a un foglio bianco

l’arroganza della volontà;
la presunzione della trasformazione;
la violenza delle cose taciute ancora non dette;
e il rammarico per chi si è perduto lungo il cammino.

Lascio
a uno specchio rotto

i vecchi riflessi;
ogni inflitto dolore;
il perpetuato tradire;
le delusioni provate;
i perdoni non concessi;
e quelle lezioni rimaste a metà.

Lascio
alle correnti d’un fiume spagnolo

le rivendicazioni di ciò che doveva essere mio;
la frustrazione dei debiti mai saldati;
il rimpianto colposo;
lo sgomento per ogni magia non capìta;
l’inquietudine tutta che mi son procurato;
e le domande su ciò che rimane frainteso.

Lascio
al momento appena passato

la frustrazione di essere padre;
l’egoismo della mia solitudine;
la mia paura della paura;
e le ricette tutte uguali di pietanze ingurgitate ogni volte con la medesima voracità, piacere, disgusto e voluttà.

(Valentino Infuso)

#iTarocchidelSé
#possosemprescegliere
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#goccechescavanonellaroccia
2024/10/01 19:27:44
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