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Verso Samhain…

Il Viaggio intorno a “Il Risveglio del Guerriero”, avverrà anche attraverso Samhain, il cosiddetto capodanno celtico, ossia la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre (non aggiungiamo altre definizioni o significati, che saranno oggetto di approfondimento in un prossimo post). Diciamo solo che questa “coincidenza” rappresenta un’occasione preziosa per esperire Sé in un tempo (Samhain) e in uno spazio (Porto X) ancor più intensi e pregnanti. E non vediamo l’ora di salpare per questo Viaggio assieme…

“Il Risveglio del Guerriero”
Viaggio in emersione del proprio Sé oltre la nebbia delle paure.

Porto X, 29 ottobre-1 novembre
Questa sera alle 21,
una nuova chiacchierata in diretta con Valentina Cidda Maldesi/Anabel e Valentino Infuso intorno a…
🍷 Bicchiere di vino alla mano🍷
(o qualsiasi altra cosa abbiate voglia di bere in compagnia…)
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Verba Volant... #2

Da quali parole iniziare?
Ognuno è chiamato a scovare le proprie. Posso dirvi però da quali
ho iniziato io nel mio processo di trasformazione di me e della realtà, o meglio dell'impatto della realtà su e dentro di me.
Le parole che ho iniziato personalmente ad eliminare non sono astruse o scurrili (a volte anche una bestemmia è sacra), ma alcune di quelle particolarmente frequenti nel quotidiano, apparentemente innocue, ma tali da essere dotate più di altre di un forte potere di materializzazione. Queste parole, quando pronunciate con frequenza, girano al contrario: hanno un potere sì ma inverso, sono capaci cioè di modificare “verso il basso” la condizione esserica e pragmatica di chi le pronuncia. Come non ricordare l'attenzione che poneva tutto l'entourage di Harry Potter nell'evitare anche solo di pronunciare il nome di quel gran cattivone di Voldemort, preferendo utilizzare, per farvi riferimento, l'espressione “tu sai chi”…

(Continua nel post successivo)
(Seconda parte)

Ma non le ho eliminate e basta. Le ho sostituite con altre il cui effetto poteva essere vivifico o quanto meno neutrale, comunque non nefasto. Sembra quasi un discorso scaramantico più che magico -sarà mia premura poi raccontarvi in un prossimo “Verba Volant” cosa intendo personalmente con la parola “magia”-, ma che cos'è la scaramanzia se non “la magia dei poveri”? Come diceva Eduardo De Filippo: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male!”.

Aspettare
e tutti i sostantivi derivati o che hanno come prefisso asp-.
Al verbo aspettare ho sostituito il verbo attendere, che dà più il senso di tendere verso, nella sua accezione di prendersi cura, occuparsi di. Mi affascina Il senso così perfettamente reso dal suo participio presente: attendente, ossia colui che attende a qualcosa o a qualcuno, che gli conferisce -a differenza del verbo aspettare che sembra richiamare alla passiva attitudine del sottostare agli eventi- una certa forza attiva e dinamica nello stare, uno stare affinché si agisca, senza qualcosa o qualcuno che debba agire prima per noi.

Provare

nella sua accezione di tentare di fare qualcosa; uniche deroghe che mi concedo nell'uso di questo verbo e sue declinazioni sono per indicare la preparazione di uno spettacolo teatrale, le cosiddette prove, come anche le prove da superare, oppure in senso probatorio, cioè quelle necessarie a dimostrare la veridicità di un fatto, o nel senso di avvertire un sentimento. Lo scetticismo semantico collegato a questo verbo riguardava la riuscita dell'agire, che il verbo provare nega in partenza delegandolo aleatoriamente a fattori casuali o ultraterreni o astratti. Provare nega la necessità di un agire, e non mi riferisco necessariamente ad una azione fisica o materica, ma un agire in senso ampio e sottile anche, al di là della riuscita o meno: tutto questo per me è meglio espresso dal verbo Praticare: non provare a fare le cose ma le Pratico e basta. Quanta saggezza nella famosa frase del venerando maestro Yoda in Guerre Stellari: “Fare o non fare! Non c'è provare!”.

Sperare
.
Un altro passivismo. Mi diverto a notare come, non a caso, nella lingua spagnola aspettare viene tradotto con la parola esperàr che tanto richiama l'italiano sperare. Un “speriamo...” pronunciato con sospirante rassegnazione non fa che trasmettere tutta l'inadeguatezza rispetto alle prove cui si è chiamati. Augurare ed augurarsi hanno invece in sé un potere vivifico, come un buon esito indotto attivamente nel semplice atto stesso di pronunciarlo; infatti difficile che capiti di ascoltare un “auguriamoci che...” ammantato di religiosa e mesta sudditanza agli eventi. Anche auspicare può funzionare meglio di sperare.

Na ho eliminato poi dal mio frasario anche espressioni fatte come “ho paura che...”. Chiaro che non sono scevro dal sentimento della paura -mi capita, certo, di provarla-, ma ho compreso quanto importante sia non riverberarla foneticamente: ogni volta che si pronuncia di aver paura (anche nel senso di temere), questa s'ingrossa.
E ancora: “Mi annoio”, espressione particolarmente facile da non pronunciare per me dato che raramente mi capita capita di provare noia se non in presenza di determinate persone che sì, noiose ed ammorbanti (eh sì, ce ne sono eccome).
E ancora: “Ma come devo/come dobbiamo fare?”, quale dichiarazione di quel senso di vacua disperazione di fronte a problemi che tendono a ripetersi sempre con le stesse modalità, e che invece maschera solo l'incapacità di concentrazione nell'agire per scardinare l'inerzia che ci caratterizza.

Iniziai così da queste parole. E mi sembrò un buon inizio.
E Tu? Da quali parole puoi iniziare?

(Valentino Infuso)
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Grazie a tutti per aver partecipato a questa seconda diretta. Scriveteci qui se vi va, qualunque cosa sentiate di condividere. Purtroppo non abbiamo eseguito la registrazione…
Uno squarcio di Porto X a mo di buongiorno 🌞, in attesa di accogliere i Cercatori che si imbarcheranno per l’imminente Viaggio…
Intorno a Samahin…

HALLOWEEN O SAMONIOS? LE VERE ORIGINI DI UN’ANTICA RICORRENZA CELTICA

(Autore: MonolituM)

Tra la notte del 31 ottobre e il 1° novembre si celebra secondo il culto celtico, la fine dell'estate e l'inizio della nuova stagione: è la festa di Samonios, conosciuta anche con altri nomi, Samhain e Halloween.
Le date sono convenzionali, perchè quelle “vere” prevedono di osservare il Primo Quarto di Luna nel mese di ottobre. Quest'anno Samahin in realtà è già iniziato il 13 ottobre e si protrarrà fino all'11 novembre, con la prima Luna Calante.
Sul celebre calendario di Coligny questo periodo viene indicato come “Samon” ed è certo che i Celti, sia continentali che insulari, dessero particolare rilievo a questo giorno ed alla notte che lo precedeva come una delle quattro Feste cardini del moto celeste. Giunta fino ad oggi la tradizione di questa festa è anche conosciuta con il nome di Samhain (dal Gaelico “sam-fuin”, ovvero ”fine dell’estate”).

(Continua nel post successivo…)
(Seconda parte)

Si conclude, quindi, un ciclo per aprire immediatamente uno nuovo.
L'iscrizione così cita: “Trinox samo[sindiv – trinoxtion Samoni sindiu” ovvero “la festa delle tre notti di Samonios comincia oggi”.
Pertanto la festa in origine era conosciuta col nome di Trinoxtion Samonii, ovvero le tre notti di Samonios: la sacralità della simbologia del tre, già presente nel Triskell, acquista grande rilevanza per identificare un periodo cruciale durante il quale la parte oscura dell'anno prevale su quella chiara.
Samonios rappresenta il primo giorno dell'Anno celtico; questo perchè presso le popolazioni arcaiche, il ciclo vitale non iniziava dalla nascita delle cose visibili, alla luce del sole del mattino, ma alla nascita “reale”, quell'istante profondo e intimo che dà il “là” alla prima pulsazione: è la putrefazione delle foglie sul terreno che daranno vita alle nuove piante in primavera, è la gestazione nel grembo materno che farà nascere e sviluppare una nuova Vita.
Il giorno comincia a mezzanotte, nell'istante in cui la Luce in germe contiene il suo più alto potenziale in essere, è Saturno cristallizzato che rilascerà il Fuoco in esso contenuto al sorgere del Sole.
Samonios rappresenta la promessa del futuro sole e dunque dell'anno nuovo.
Nel corso di questa prima notte si avranno i cerimoniali che avranno la funzione di assicurare un buon anno, buoni raccolti per l'anno che sarà.
Presso le popolazioni Insubri, era consuetudine spegnere il fuoco nel focolare domestico, 3 giorni prima del 31 ottobre, radunandosi nella foresta attorno al cerchio di pietre posto dai sacerdoti, che erano preposti a “soffocare” lentamente il fuoco sacro dell'altare dedicato alle divinità del clan, strofinando infine i rami secchi della quercia sacra più anziana.
Il rituale proseguire con l'accensione del nuovo fuoco, il 1° novembre, per onorare Belenos e Succelos (divinità solare) e “spaventare” gli spiriti avversi.
Ciascun capofamiglia riceveva le braci rosse raccolte da questo fuoco per accederne un nuovo nel proprio focolare: fuoco che doveva essere custodito e fatto bruciare fino all'autunno successivo. Questo sacro fuoco doveva proteggere la casa dai pericoli durante tutto l'anno.
Questo era il momento propizio durante il quale si effettuavano i raccolti da riporre per l'inverno in arrivo: la terra sarà fertilizzata per preparare il nuovo anno nell'oscurità della sua “rotondità”.
Nel ventre segreto della Terra avviene l'alchimia della fecondazione del futuro sole del Solstizio d'inverno.
Samonios era così presente e potente nelle menti degli antichi Insubri, che la Chiesa non poteva soffocare tanto facilmente; fu così che la trasposero nella celebrazione dei Santi, ovvero la festa di Ognissanti celebrata ancora oggi.
L'Energia di questa ricorrenza è così forte che nel mondo commerciale prende vita sotto forma di Halloween, nome di derivazione inglese che meglio si diffuse.
È il momento delle grandi notti in cui tutta l'energia è concentrata sulla creazione. Tutto sembra addormentato sulla Terra ma nel suo cuore fertile sta sognando il mondo. Così si passa da un ciclo per entrare in uno nuovo in un tempo senza tempo. In questo istante incantato, ci sarà l'eterno rinnovamento che avrà la vittoria su quanto sembra in realtà morto.

LA RAPA: ANTICO SIMBOLO DI SAMONIOS
“Will-o'-the-wisp”, “Fuochi pazzi”, “Feux follets”, “Ignis fatuus”, "Luminotti e Lumicini", “Lümere”... questi sono solo alcuni dei nomi usati nella tradizione europea per indicare i "Fuochi fatui", le fiammelle di fiamma fredda che danzavano sui terreni paludosi e marcescenti nella notte sacra di Samonios.

(Continua nel post successivo…)
(Terza parte)

Troviamo anche denominazioni quali "candela del morto" e, in ambito anglosassone, "Billy col ciuffo", la "Lanterna di Hobbledy", la "Lanterna di Jack" oppure "Joan del guado"...

In Italia invece troviamo le leggende sui "Lumicini", (“Lumesìn” e “Lümere” in Lombardia) spiriti erranti con l'aspetto di tenui figure biancastre oppure, nel caso dei "Luminotti" (attestati sia in Toscana sia presso alcune località delle Alpi Occidentali: ad esempio in Valle Anzasca), di ombre vestite con lunghe cappe scure, che vagano reggendo una piccola lucerna del tutto simile ad un fuoco fatuo.
La rapa cresce completamente o in parte sotto terra, dunque nel Genio di questo ortaggio è racchiusa l’essenza di questo periodo: il pensiero rivolto al sottomondo, alle radici, agli antenati animici, ai preziosi semi custoditi dalla terra nel gelo invernale… pronti a germogliare nella prossima Primavera.
L'anno sprofondava simbolicamente nel buio, cessava di esistere e si dava inizio all'anno nuovo tramite l'accensione di un fuoco collettivo (con valenza sia materiale che spirituale). Il Fuoco, presso le popolazioni dove il "sacro" era concepito su base "sciamanica", è agente dinamico trasformatore.
Il fine perseguito è la trasformazione dell'essenza spirituale della persona ma può preludere anche - in termini iniziatici ad un'esperienza di trasfigurazione. Padroneggiare il fuoco ed aver cura del calderone, dell'Athanor, è sinonimo del cammino verso la comprensione di alcuni scorci dell'Anima.
(…)
Il rituale del fuoco prevedeva, inoltre, che i focolari domestici venissero spenti all'inizio della festa, cioè al tramonto dell'ultimo giorno di ottobre, per poi riaccenderli al Solstizio d’Inverno. Spegnerli serviva a far apparire le case disabitate e a ingannare gli spiriti avversi, che la prima notte tornavano sulla terra per impossessarsi dei corpi dei vivi e vendicarsi dei torti subiti.
Rituale propiziatorio:
E' tradizione offrire ai propri antenati frutta, bevande, intonare poesie, canzoni, ecc. e salutare l'anno vecchio per celebrare con gioia quello nuovo.
Si condividono pane e frutta invernale, mangiati assieme, e bevendo idromele.
È un momento di Grande Magia perché è il potere della Grande Madre che attraverso la morte ridarà la vita.
Questo momento va oltre il tempo e lo spazio e ci permette di toccare davvero il segreto dell'Eternità.
Il druido apre la porta ad occidente, bandendo i confini tra il mondo dei vivi e quello dei morti: incontrerà gli Antenati per ridare vigore alla loro memoria e saggezza, facendo offerte gettandole nel nuovo fuoco.
Il rituale si concluderà con la chiusura della porta ad oriente, brindando e banchettando con idromele e pane, intonando canti e poesie in loro onore.

Bibliografia:
“Le vere origini di Halloween” di Sarah Bernini, Luce, Chiara Rancati, Monica Casalini - Anguana Edizioni
"L'Italia dei Celti", di Giorgio Garbolino - edizioni Boot Ananke
"Il tempo dei celti. Miti e riti: una guida alla spiritualità celtica" di Alexei Kondratiev - Apogeo Editore
"Samonios e Solstizio d'inverno" di Ossian - Anticaquercia
"Haggis, Hogmanay and Halloween" di Betty Kirkpatrick - Crombie Jardine Publishing Lim
"Mannheim Steamroller Halloween: The World Between" di Chip Davis, Jill Stern - Mannheim Steamroller, LLC,
"Halloween: sorcières, lutins, fantômes et autres croquemitaines" di Patrick Jézéquel, Bénédicte Morant, Jean-Baptiste Monge, - Erlé Ferronnière Avis de tempête.
"Halloween: histoire et traditions", di Jean Markale - Imago
"Le christianisme celtique et ses survivances populaires" di Jean Markale - Editions Imago

Nota: Samahin si pronuncia SAH-WIN (Sauín)
Ebbri da questa quattro giorni appena terminata… 4 giorni pieni come fossero 4 mesi, 4 anni, 4 vite… e allora, sentiamo necessario e meraviglioso riproporre a tutti coloro che non sono riusciti ad esserci, una nuova possibilità, per voi e per noi che siamo elettrizzati da questa immersione condivisa da condividere ancora e ancora: da venerdì 12 a lunedì 15 novembre un nuovo ritiro intorno a “Il Risveglio del Guerriero”… un Viaggio in emersione del proprio Sé oltre la nebbia delle paure.
Chi interessato ci contatti in privato.
Adesioni entro il 10 novembre. Stesse modalità…
Questa sera, 3 Novembre, alle ore 21.15, una nuova diretta... Parleremo di Luna e Sole, Acqua e Fuoco, Yin e Yang, Anima e Animus, principio Maschile e principio Femminile, matrimonio sacro delle energie...
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Luna e Sole, Acqua e Fuoco, Yin e Yang, Anima e Animus, principio Maschile e principio Femminile, matrimonio sacro delle energie...
“Il Risveglio del Guerriero”
Viaggio in emersione del proprio Sé oltre la nebbia delle paure.

Date prossimo ritiro:
12-15 novembre

Adesioni entro il 10 novembre
Guerriero non è chi è senza paura. Guerriero è chi riconosce le proprie paure, le accoglie e, nonostante l’incertezza di qualsiasi esito, Sceglie di attraversarle per andare incontro alla Verità di Sé.
Il coraggio non è quindi assenza di paura ma esiste in virtù della paura: c’è coraggio laddove la paura viene attraversata.

Il risveglio del proprio Guerriero permette all’Orfano (archetipicamente parlando) di uscire dal proprio vittimistico mondo fatto di disillusione e rabbia e crescere iniziando il cammino dell’Eroe che sarà.

Questo Viaggio si rende ora più che mai necessario, il momento presente ci chiede come non mai prima nella storia recente di agire da Guerrieri, di praticare cioè la Scelta di ciò che riteniamo giusto nonostante le paure.

Quattro giorni di ritiro, quattro giorni di Pratica dedicata, sottile, fisica, energetica, materica, nella suggestiva cornice di Porto X.


Ciascuna giornata di Pratica sarà strutturata orientativamente in questo modo:

- dalle ore 8: colazione;
- ore 10: inizio pratica (training fisico e psicosensoriale, parte teorica);
- pausa pranzo;
- 15,30: sessione pomeridiana;
- sera: cena.

Gli orari sono indicativi, e dipenderanno dall'andamento immersivo del lavoro che staremo svolgendo.

Per quanto riguarda gli alloggi, ogni camera è curata con attenzione per un'atmosfera incantata, calda ed accogliente. L’ottima cucina, poi, sarà il perfetto corollario conviviale (colazione, pranzo e cena) di un’esperienza residenziale unica che difficilmente si riuscirà a dimenticare.

Condotto da
Anabel / Valentina Cidda Maldesi e Valentino Infuso

4 giorni di Pratica a
Porto X (Lucignano, Ar)
12-15 novembre

(Arrivi 11 sera/12mattina - partenze 15 sera/16 mattina)

Nessun lasciapassare richiesto…


Costi

Questo è un discorso molto delicato ma fondamentale in questo momento, anche da un punto di vista dello Sviluppo collettivo. Abbiamo deciso, visto ciò che sta accadendo, di ridurre al minimo la quota richiesta affinché questa esperienza possa essere accessibile a tutti e allo stesso tempo permettere a Porto X di sostenersi e progredire come punto di riferimento, come faro per chi senta la necessità di Vedere… la quota minima richiesta per questo Viaggio (che comprende i 4 giorni di pratica guidata, vitto completo e alloggio per 5 notti) è stata stabilita a 400 euro. Ma… c’è un ma.
Dato che non vogliamo, ora più che mai, discriminare nessuno neanche dal punto di vista economico consci che parte di chi ci segue in questo momento sta già compiendo Scelte coraggiose di rinuncia ad una condizione anche lavorativa non più sostenibile, abbiamo deciso, per chi sente forte motivazione e necessità di esserci per questo Viaggio ma non può permetterselo, di aprire la possibilità di uno scambio diverso: una quota in energia denaro commisurata alle proprie possibilità (foss’anche simbolica) e lo scambio con l’arte, il mestiere, l’abilità insomma quello che si ritiene di poter scambiare per contribuire allo Sviluppo di Porto X. Chi si sente in questa condizione ci contatti in privato per trovare assieme il modo per rendere possibile ciò che va reso possibile.

Valentino Infuso & Valentina Cidda
2024/10/01 13:40:42
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